L'avvicinarsi della sessione di bilancio riporta in auge la discussione sul prelievo fiscale ai danni delle banche per finanziare misure di sollievo, un vero "tormentone estivo" per la maggioranza di centrodestra. Da un lato la Lega, che spinge per colpire i profitti degli istituti di credito, dall'altro Forza Italia predica cautela e difende un'impostazione pro-mercato. A tenere banco è la proposta di Matteo Salvini, rilanciata con toni accesi durante la festa della Lega a Cervia e ribadita anche in una nota pubblicata ieri dal partito.
Il vicepremier e leader del Carroccio non usa mezzi termini. "Le banche fanno soldi senza fatica. Devono pagare". Il riferimento è agli utili record registrati da alcuni colossi del settore, a cominciare da Unicredit e Intesa Sanpaolo, che insieme hanno totalizzato oltre 11 miliardi di euro di utile netto nel primo semestre 2025. Secondo Salvini, una parte di questi profitti dovrebbe essere destinata alla copertura della pace fiscale e alla rottamazione definitiva delle cartelle esattoriali. "Mentre milioni di italiani faticano a saldare i debiti con lo Stato, le banche fanno profitti stratosferici", aveva detto ipotizzando un contributo volontario.
L'idea non è nuova. Già nell'estate del 2023, l'esecutivo aveva ipotizzato una tassa sugli extraprofitti bancari, poi corretta sotto pressione della Bce e convertita in un accantonamento di capitale. Anche in quel caso, fu proprio Forza Italia a frenare. Lo stesso copione si ripropone in questi giorni. Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader del partito azzurro, ha bocciato senza esitazioni la proposta. "Non è con le minacce di nuove tasse che si risolvono i problemi. Le banche non possono essere dipinte come il nemico pubblico numero uno", ha dichiarato ieri nel corso degli Stati generali del Sud di Fi a Reggio Calabria.
Lo scambio di battute tra i due vicepremier riflette una distanza di fondo tra le culture economiche dei rispettivi partiti. La Lega punta sul tema della rottamazione e della pace fiscale come cavallo di battaglia. "Nel solo 2024 le banche hanno guadagnato oltre 46 miliardi di euro", ha ribadito ieri il Carroccio la cui proposta di sanatoria costa 5,2 miliardi.
Forza Italia, al contrario, mantiene una linea coerente con la propria tradizione liberale e imprenditoriale. Lo ha ribadito Tajani agli Stati Generali del Mezzogiorno, tenutisi a Reggio Calabria, dove ha sottolineato il valore strategico del sistema bancario. "Le banche popolari e cooperative hanno un ruolo sociale importante", ha detto aggiungendo che "le grandi banche devono sostenere le imprese, anche all'estero: non possiamo colpirle mentre fanno il loro lavoro". Di qui la difesa della permanenza di Unicredit in Russia, proprio in virtù del suo supporto a 270 aziende italiane ancora operative in quel contesto. Una presenza che il dpcm sul Golden power per l'offerta su Banco Bpm (poi fallita) voleva azzerare.
Ma la linea di Forza Italia non si limita al rifiuto del prelievo. Dalla due giorni calabrese sono emerse proposte e per il rilancio del Sud e dell'intero Paese. "Immaginiamo se il Mezzogiorno raggiungesse le performance del Nord: il Pil aumenterebbe di 250 miliardi", ha detto Tajani. La ricetta? Investimenti in infrastrutture, accelerazione nell'attuazione del Pnrr, rafforzamento del sistema universitario per trattenere i giovani e rilancio della competitività industriale. A supportare la visione di Tajani è intervenuto anche Maurizio Casasco, deputato azzurro e responsabile del dipartimento Economia di Fi. "Parlare di libertà in economia significa abbattere i costi di produzione, sostenere le imprese, tagliare la burocrazia", ha detto evidenziando che "le aziende vanno dove trovano sostegno, meno tasse, investimenti e condizioni favorevoli alla crescita. Dobbiamo sostenerle, perché generano occupazione e gettito fiscale".