È "tranquillo", da quanto si è saputo, l'ormai ex assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, finito ai domiciliari come altri indagati nella maxi inchiesta sull'urbanistica milanese. Sta lavorando alla propria difesa e "intende dimostrare fino in fondo" che non ha lavorato per il proprio rendiconto personale bensì solo ed esclusivamente "nell'interesse del Comune" e della collettività. Una linea già tenuta davanti al gip in occasione dell'interrogatorio preventivo e che verrà ribadita davanti al tribunale del Riesame nel chiedere la revoca della misura cautelare.
Il prossimo incontro con il difensore, l'avvocato Giovanni Brambilla Pisoni, è previsto per oggi. Tancredi sta affrontando la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto e sta leggendo tutti gli atti dell'indagine a sua disposizione, convinto di poter replicare punto per punto. E di poter affermare la propria estraneità alle accuse dei pm e in sostanza accolte dal gip Mattia Fiorentini. Il ricorso al Tribunale del riesame è stato formalmente depositato dall'avvocato Brambilla Pisoni venerdì. Anche la difesa di Alessandro Scandurra (avvocati Lunghini e Paris) prepara una lista di obiezioni e precisazioni in relazione a quanto affermato dal gip. Si tratta in buona parte di spiegazioni già contenute nelle memorie difensive dell'architetto ed ex membro della Commissione paesaggio del Comune e che negano che quelle emesse in questi anni dallo studio Scandurra fossero fatture false per coprire passaggi di denaro: dietro ad ognuna, sostiene la difesa dell'architetto, c'era un incarico effettivamente svolto, assegnato a Scandurra per il suo indiscusso valore professionale. Lo stesso vale per la fattura saldata dalla Coima di Manfredi Catella, che per il gip è stata emessa proprio in vista della seduta "decisiva" del 5 ottobre 2023 sul progetto Pirellino. La data di pagamento della fattura, dice Scandurra, ha tutt'altra spiegazione, pienamente dimostrata. Si tratta, tra l'altro, della stessa fattura da 28.548 euro che pure la difesa di Catella contesta come "pistola fumante" della corruzione: "Quella fattura è assolutamente vera", spiegano gli avvocati Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli.
La corruzione è il più grave reato addebitato a Scandurra, quello che ne ha comportato la richiesta (accolta) di arresto. Per la difesa, gli episodi contestati sono relativi invece - ed eventualmente - a conflitti di interessi non dichiarati, peraltro a causa di un'evidente induzione in errore da parte degli uffici comunali. Si tratterebbe poi al più di un abuso d'ufficio (reato che però è stato depenalizzato), anche qui tutto da dimostrare. Per dare atto di come abbia poco senso la contestazione infine, si pensi come una delle imputazioni avrebbe a oggetto una seduta nella quale i commissari dovevano solo valutare se il progetto avesse recepito la tonalità di bianco precedentemente prescritto per la facciata di un edificio: una questione a dir poco marginale, per la quale nessuno penserebbe di corrompere un pubblico ufficiale.
Il ricorso di Catella, che ha rinunciato alle proprie deleghe operative in Coima, dovrebbe essere depositato tra qualche giorno e comunque entro la fine della prossima settimana. Sono arrivati o sono attesi a breve anche i ricorsi di Giuseppe Marinoni, l'unico che non aveva risposto alle domande del gip, di Federico Pella e di Andrea Bezziccheri, il solo a finire a San Vittore. I motivi di appello saranno poi depositati per iscritto poco prima dell'udienza e discussi in aula davanti al collegio in composizione "feriale". Le decisioni dopo Ferragosto.